martedì 1 febbraio 2011

CLANDESTINA A METROPOLIZ

 ...c’ero anch’io quella mattina di novembre a metropoliz
faceva freddo...e l’umiditá mi entrava dritta dritta nelle ossa....
ero un pó impacciata...oltre al prof non conoscevo nessuno
e la mia condizione d’invisibilitá, certo non mi aiutava a confraternizzare....
eppure...mi sono fatta forza e mi sono fatta avanti....
quello che abbiamo visto al di lá di quei muri
non differisce molto dalla realtá del mio paese
la stessa creativitá nell’assemblare, nel trasformare, nell’accostare, nel recliclare
la stessa sensibilitá nel scegliere un colore, nell’abbinare vecchi ogetti
(ed ecco che...tutto d’un tratto.... lo spazio si tramuta in dimora)
e poi quei sorrisi, quella speranza, quella determinazione.....

e cosí, piano piano, anche se non capivo ancora bene
cosa eravamo andati a fare....ecco....mi sono sentita a casa.....
seppure sia vero che la mia immaterialitá non mi abbia consetito,
in un certo senso, di aiutare come avrei voluto
(di rimboccarmi le maniche, di grattare vecchie vernici,
di ripulire, di segare, d’inchiodare, di pitturare)
mi sono accontentata della mia condizione di clandestina a metropoliz
e, non per questo, meno presente, meno viva, meno partecipe, meno integrata....

cosí sono passati i giorni, e piano piano é arrivato il sole
ma era un sole strano, che scaldava dentro,
che c’invadeva di una allegria sottile, che ci faceva ridere per nulla
ma che, sopratutto, ci teneva uniti tutt’insieme....studenti e professori
ma anche le donne, che si facevano avanti determinate
e i bambini, che si introfulavano dapertutto e poi anche gli uomini
dapprima diffidenti, ma alla fine anche loro coinvolti in questo “fare stando assieme”
e allora ci siamo sentiti tutti protagonisti, partecipi, attori....

ma, con l’andare dei giorni mi sono accorta che prima o poi
sarebbe arrivato il momento di partire,
e giá pregustavo una certa nostalgia anteriore
come un gusto amarognolo che ti resta in bocca
come una tristezza che ti si insidia nel cuore,
senza che la si possa afferrare, scansare, cancellare....

ma...sul piú bello avete fatto la festa....
e allora, per quelle ore la mia paura é svanita,
ho sentito la gioia dello stare insieme, dell'appartenere al gruppo
di aver partecipato alla stessa esperienza, vera, profonda, reale....
(mentre, da lontano, il prof mi ammiccava....)

poi..si é fatta sera....siete andati tutti via...ma le persone no
i metropolizini sono rimasti, perché erano a casa loro....
dapprima hanno aiutato tutti a rassettare...poi i bambini sono andati a letto
e gli uomini e le donne si sono radunati nel salone
la luce era fioca...le voci, basse....ma c’era tanto calore...
poi a malavoglia, poco alla volta,  mi sono lasciata scivolar via....
come un’ombra sulle pareti dipinte a nuovo...
giunta al cancello, prima di uscire, mi sono girata ancora indietro
per lanciare l’ultimo sguardo.....
l’umiditá della notte aveva ricoperto lo spiazzo con un sottile strato d’acqua
e un tenue riflesso argenteo diramava, silenzioso, su tutto il campidoglio.....

Elisabetta Romano

QUANDO I MAIALI VOLERANNO...


6 temi per spiegare Metropliz!
Progetto Gruppo Post-Produzione/Mostra:

Lorenzo Catena
Laura Criscuolo
Francesco Cusani
Onorato di Manno
Clara Dionisi
Flavio Graviglia
Matteo Parenti
Alessandra Romiti



01. Il quartiere alla lavagna
02.Fabbricando case
03. Quando i maiali voleranno
04.Campidoglio Multietnico

05.Woordle Metropoliz
06.Vuoi Sbirciare?