tag:blogger.com,1999:blog-2312764432946826192.post4810473102670983630..comments2023-06-04T16:12:23.204+02:00Comments on El Pidgin Makan: Esiste un progetto senza avere fermi i fini (di Francesco Cusani)Giancarlo Chttp://www.blogger.com/profile/16192975692146038128noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-2312764432946826192.post-87799935704276530392010-11-21T13:22:06.418+01:002010-11-21T13:22:06.418+01:00ciao Giorgio,
innanzi tutto volevo ringraziarti pe...ciao Giorgio,<br />innanzi tutto volevo ringraziarti per il documento che mi hai passato! Non male…<br />Ho ri-visto in questa "teoria", alcuni dei principi e delle tecniche di progettazione e partecipazione che avevo studiato affrontando i temi sviluppati da C.Alexander.<br />Sono particolarmente d'accordo quando dici che tutto ciò debba essere preso con le molle: credo, infatti, che bisogna considerare ogni volta sia il contesto con il quale ci confrontiamo, sia il fatto che non sempre si può ridurre la partecipazione e la progettazione ad una scaletta di situazioni ed azioni.<br />Questo non vuol dire però che questa teoria non possa essere un’ottima base di partenza dalla quale le diverse situazioni possono muoversi e svilupparsi, anche autonomamente.<br />Ripensando ora alla settimana di Workshop credo che proprio nella Confusione di cui parlo, alcuni tra gli argomenti tracciati dall'Action-Planning hanno avuto modo di svilupparsi. Ovviamente in modo naturale e spontaneo, poiché non si è trattato (nella maggior parte dei casi) di azioni pianificate a tavolino nel loro svolgimento come nella loro "intensità".<br />Voglio solo sottolineare, quindi, come secondo me sia necessario un certo grado di libertà per far si che queste teorie riescano ad apportare il meglio in termini di progettazione, e di partecipazione appunto.<br />Per quanto riguarda gli amici post-modernisti, credo che non riescano a trovare posto in un dibattito come questo.<br />Come dici te, il rischio è reale, ma non se la complessità è accompagnata da una forte “voglia di fare” (a tutti i livelli). Penso che tramite questa riusciamo a regolare le nostre azioni adattandole alle situazioni che ci si propongono.<br />Quello che veramente si è sviluppato nella nostra settimana a Metropoliz è stato un processo di azione-reazione, di “pianificar facendo”, in cui ad ogni situazione “complessa” corrispondeva una risposta pratica, nata dal desiderio di avviare un processo, già acceso, che non dia adito ad alcun dubbio sulla possibilità di intervenire. Anche e soprattutto in situazioni e contenti come questo.<br />Comunque l’attenzione, anche in queste situazioni, non è mai troppa.<br />Grazie per la risposta!Francescohttps://www.blogger.com/profile/13832839506029550173noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2312764432946826192.post-39228610965488197052010-11-20T12:19:22.235+01:002010-11-20T12:19:22.235+01:00ciao Francesco,
ottimo... Descrivi bene l’approcc...ciao Francesco, <br />ottimo... Descrivi bene l’approccio verso una realtà complessa e l’impossibilità di scegliere un traguardo, che si traduce in un progetto per approssimazioni successive. Interessante il fatto che usi la parola ‘viaggio’, e anche che poni la Confusione come conditio sine qua non. Sarebbe interessante che tu sviluppassi tutto ciò in futuro: attento però a non finire invischiato in dibattiti post-moderni dove spesso la complessità (o confusione) porta davvero a poco (spesso all’affermazione dell’impossibilità di intervenire).<br />Quello che dici è molto vicino alla ‘teoria’ (che proprio teoria non è) dell’Action Planning. Per ora ti ho trovato in rete questo: http://www.humanitarianforum.org/data/files/resources/728/en/Action-Planning.pdf . Dagli un’occhiata prendendo tutto con le molle, nulla è un dogma. Se ti va nei prossimi giorni ricordami di mandarti un diagramma che ti potrebbe interessare (ora non ce l’ho a portata di mano). <br />Complimenti.georgehttps://www.blogger.com/profile/02135064792604255324noreply@blogger.com