giovedì 25 novembre 2010

Metropoliz-Corviale tanto diversi tanto simili (di Andrea Balbi)

Dopo la presentazione del workshop fatta dal professore Careri, come molti altri studenti della facoltà di architettura credo di poter affermare che in pochi si sarebbero aspettati di venire catapultati direttamente a lavorare sul luogo a pieno contatto con la gente che in maniera diversa si è conquistata il diritto di vivere all' interna di quella che risulta essere una vera e propria comunità.
Una volta arrivati il primo pensiero che è saltato in mente è stato che quello di Metropoliz è un pezzo di città dove però non si sente assolutamente l' influenza o il senso di appartenenza e quello che è e rappresenta Roma. Tuttalpiù sembrava più di trovarsi di fronte ad un luogo dove sia per motivi di integrazione sia per motivi di sicurezza si cercasse proprio di lasciare la città oltre il cancello, che rimaneva costantemente chiuso e dove solo alcune persone erano in possesso delle chiavi.
Trovandomi di fronte ad una situazione del genere, essendo io attualmente impegnato in una associazione che lavora sul quartiere di Corviale, mi è venuto istantaneo fare un confronto e un paragone con due modi di vivere in due aree classificate da molti come zone poco sicure.
In comune con il “serpentone” Metropoliz” ha dal mio punto di vista la ricerca voluta o relativamente imposta di creare un sistema al suo interno di vita che sia auto-sufficiente rispetto alla città. Ciò come accennato prima è dovuto spesso dalla paura di aprirsi alla città per evitare il confronto non sempre pacifico con chi abita nei dintorni; ma credo che ci sia anche una componete di organizzazione non sempre criminale il quale vuole che questi quartieri rimangano estranei e chiusi rispetto al contesto che vi è intorno. Questo accade perchè (nel caso di Corviale è più evidente) i “capi” della zona in questa maniera riescono a tenere più facilmente il controllo se le persone che vi abitano vedono l' esterno più come un nemico che come un opputunità.
Il problema è che risulta estremamente complicato riuscire ad affrontare delle problematiche complesse come questa vivendo solo una settimana in una realtà come Metropoliz; ci sarebbe bisogno di più contatto anche per avere la fiducia delle persone che vi abitano.
Quello che sono riuscito a capire in questa breve settimana è che nonostante i vari meccanismi sociali presenti in questa micro società eterogenea con il nostro piccolo intervento siamo riusciti a trasmettere, non so quanto nel profondo, un senso di appartenenza e amore verso il proprio terreno agli abitanti; spero solo che ora questo progetto venga portato avanti, ma non da gente esterna che giustamente vuole dare il suo contributo, ma piuttosto dalle persone interne che lo fanno per rendere Metropoliz sempre più una società che si possa integrare del tutto con Roma.

2 commenti:

  1. ciao Andrea,
    molto bravo, saggio interessante in cui cerchi di capire come mai queste 'isole' (Corviale, Metropoliz) non si aprono alla città così facilmente. E' esattamente il vedere l'esterno come un pericolo anziché come un'opportunità che impedisce questo meccanismo... Il nostro ruolo dovrebbe essere anche quello di trovare un compromesso tra questi due mondi, attori interni (che tendono a chiudere lo spazio non solo per paura ma anche per interesse verso una più facile governabilità) ed esterni (che possono offrire opportunità di sviluppo ma sono sicuramente allo stesso tempo una 'minaccia').
    Sapresti spiegare in che senso sono visti come una 'minaccia'? Pensa anche all'ultima riunione, includendo noi tra gli attori esterni (pensi che lo siamo?)

    Bene la conclusione, ma alla luce di quanto detto sopra rifletti sul ruolo che possono avere i cosiddetti 'esterni'.

    Bravo,
    Giorgio

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  2. beh affrontare veramente qesto tema sarebbe oltremodo interessante. conosco benissimo corviale, con osservatorio nomade ci siamo stati tre anni, e le differenze con metropoliz sono infinite, sarebbe troppo lungo ora affrontarl. Mi sarebbe sempre piaciuto fare una mappa dei poteri di corviale e credo che effettivamente - come in ogni città - ci sono luoghi controllati da diverse entità più o meno istituzionali, ma non mi sembra assolutamente che ci sia chi vuole nasconedere corviale all'esterno. Ti inviterei a spiegare meglio questo punto se ne hai esperienza diretta. Metropoliz è molto diverso, intanto manca completamente il potere istituzionale e paraistituzionale, e poi la necessità di nascondersi è reale, non tanto per attività illegali, ma soprattutto per il reato di occupare un luogo e di clandestinità, non sono assegnatari pubblici.
    Comunque il tema del controllo interno e del come gestire l'esterno è un tema centrale anche per i nostri prossimi sviluppi.
    bene
    il prof

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