venerdì 19 novembre 2010

Illegale (di Lorenzo Catena)

[il-le-gà-le]
agg. (pl. -li)
Che non è legale, che è contrario alla legge: patto i.; atti illegali


L’esperienza vissuta a Metropoliz di certo lascia il segno e lo ha fatto. Apparentemente una città nella città, può sembrare un castello dentro le mura, una fortezza dipendente e indipendente dal tessuto urbano, un miscuglio di linguaggi, sapori, culture che affascinano gradualmente chi ha la fortuna di abitarlo, anche per 6 giorni.

Metropoliz è un territorio estremo, quasi selvaggio, illegale. Estremo perchè chi abita Metropoliz viene considerato ai margini estremi della società dalla società stessa, alcuni non ne fanno ancora parte e rimangono in attesa. Selvaggio perchè alcuni spazi non ancora colonizzati e ancora senza destinazione d’uso restano in qualche modo selvatici. Illegale per il semplice motivo che è contrario alla legge, ma allo stesso tempo è un diritto. Vivere questa “Illegalità” è stata un’esperienza che mi ha riempito lo spirito (”l'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze”).

Inizialmente catapultato in questo territorio da esplorare, che sembrava semi deserto, abbandonato e in seguito rendersi conto che la realtà che stavo vivendo giorno per giorno non era lontanamente simile a qualsiasi immagine che mi ero potuto prefigurare nella mia mente, prima del mio arrivo e durante i miei primi passi nella ex-fabbrica. Io che venivo da fuori, forestiero, una volta entrato e passato le mura di questa città nella città, ho imparato a non lasciarmi accecare dal fine ultimo e dall’obiettivo in sè, e indietro, noi tutti, abbiamo ricevuto partecipazione, reciproco aiuto, rispetto e soprattutto condivisione, condivisione della felicità, vera.

Non era vero che non c’era nessuno a Metropoliz, non erano vere tante cose. Era vero che stavamo abbattendo insieme, oltre a muri e vetri, ogni singola prefigurazione mentale, ogni luogo comune per un luogo del tutto non comune.

Il mio percorso all’interno di questa realtà non può essere finito semplicemente con la fine del workshop, le esperienze vissute mi sono rimaste vive addosso e credo che insieme a molti altri continueremo indipendentemente da tutto, perchè tra noi si è sviluppato un forte senso di appartenenza verso tutto questo che è stato immaginato, abbattuto, costruito, rigenerato e gestito insieme, cercando di ridare un significato diverso e nuovo a dei luoghi e a degli spazi che non ne avevano più, e cosa più importante un nuovo significato a noi stessi.


Lorenzo Catena

1 commento:

  1. caro Lorenzo,

    post eccellente, davvero bravo. Mi piace molto la triade "estremo, selvaggio, illegale" e penso colga in pieno le caratteristiche di Metropoliz.
    Mi piace come cogli "l'essere al di fuori della società", in attesa, che potrebbe espandersi in futuro, se sei interessato, su concetti come 'differentiated citizenship' o diritto alla città e sua 'sospensione' (permanente o temporanea). Ti va di leggere qualcosa al proposito quando avrai tempo?

    molto bene tutto il resto, tra partecipazione, condivisione, non farsi accecare dal fine ultimo, essere parte di un processo.

    Bravissimo ancora,
    Giorgio

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