giovedì 18 novembre 2010

È tutto qui??? (Simone Cammilletti)

Com’è di rigore alla fine di ogni lavoro si devono fare delle conclusioni, nel nostro caso siamo costretti a buttare su un foglio le nostre impressioni, considerazioni, valutazioni … Penso che sia pesante e sbagliato (non critico il professore perché comunque, nonostante quello che si è realizzato, deve dare un giudizio) scrivere su un pezzo di carta le nostre emozioni e sensazioni; difficili da esternare dopo un’ esperienza così forte. Quello che ho vissuto questa settimana mi ha chiarito , come del resto già conoscevo, che le condizioni di vita degli immigrati, in particolare quella dei meno abbienti, è ordinariamente messa in secondo piano dai chi governa, che sia sinistra o destra; pertanto molte delle volte, la “cacciata” dell’altro, viene utilizzata come slogan politico. Il rispetto per il prossimo e la possibilità di aiutare chi non ha niente sono due dei pochi insegnamenti veri che la mia famiglia mi ha dato. Nonostante questa premessa critica posso dirmi soddisfatto, ed entusiasta per un futuro prossimo, della scelta del workshop del Prof. Careri; perché mi ha fatto comprendere una cosa su tutte: l’ importanza del sorriso. Proprio questo gesto, così bello e così semplice non è mancato mai agli abitanti dello stabile, che siano felici o no, bambini o adulti, e grazie a loro anche a noi; ciò che secondo me ci ha dato la forza di creare e terminare tutto quello che c’eravamo prefissati i primi giorni. Fino al giovedì, penultimo giorno utile, parlando anche con Giorgio credevo che, nonostante tutte le buone ragioni, non saremmo riusciti a finire in tempo i lavori. Anche la voglia di non arrenderci mai, penso si dovuta al bisogno di non arrendersi degli abitanti di Metropoliz. L’ultima cosa che posso dire e spero, e da parte mia sarà così, è che questo sia solo l’inizio, non un semplice progetto universitario ma un esperienza di vita da portare avanti nel tempo.

1 commento:

  1. ciao Simone,

    mi piace molto quello che hai scritto. Il sorriso, l’andare oltre un semplice progetto universitario, l’impossibilità di ridurre a un piccolo scritto (ma ci sei riuscito bene) le emozioni di una settimana, il rischio di non ‘terminare’ i lavori e le sue implicazioni.
    Vorrei chiederti: secondo te come mai non è mai mancato il sorriso agli abitanti del Metropoliz? Che tipo di dinamica ha permesso questo? Come mai altri studenti non hanno percepito la stessa cosa?
    Nella prima parte parli di ‘cacciata’, di esclusione di chi è diverso. Oltre allo slogan politico secondo te ci sono altre dinamiche che portano a questa esclusione?
    Bravo, spero proprio che nei prossimi mesi queste domande possano trovare risposte, magari mentre approfondisci il rapporto già fantastico che hai con gli abitanti.

    Giorgio

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