sabato 20 novembre 2010

Un esperienza che ti cambia la vita… (di Giacomo Maizza)

Quando mi sono iscritto a questo workshop, non avevo la piu pallida idea di cosi si trattasse, da premettere che avevo sempre sentito parlare di occupazioni, di rom e, cose del genere ma, non avevo mai avuto realmente l’occasione di toccare con mano queste realtà, per fortuna (pensavo) ma, mi sono dovuto ricredere. Quando mi hanno detto che saremmo andati in un luogo del genere, mi sono passate per la mentre tremila cose, non di certo belle, scaturite dal fatto che, purtroppo, chi è al di fuori da determinate realtà, si viene a creare un immagine distorta di questi posti, scaturita da una proiezione di ciò che gli viene raccontato e che non coincide minimamente con la realtà. In questa settimana quindi, contrariamente alle mie aspettative ho avuto la grande fortuna di riscoprire una serie di valori che credevo fossero ormai totalmente persi ed è stato un fantastico susseguirsi di scoperte ed emozioni sin da quando ho messo piede all’interno della fabbrica..Come se dopo quel cancello, esistesse tutto un altro mondo..vedere tutte queste persone, di etnie e culture diverse che collaborano tra di loro per realizzare qualcosa che non serve solo ad ogni singola etnia ma, a tutta la loro comunita..vedere come riescono a realizzare spazi, arredi, pur non avendo niente, con quello che riescono a trovare, con quello che la fabbrica gli riesce a donare..vedere come riescono a sfruttare al massimo ogni singola cosa..vedere e sentire questa grandissima voglia che hanno, questa voglia di fare e di dimostrare prima a loro stessi e poi a tutti che loro esistono, che loro sanno fare, sanno realizzare, che loro vivono e sono parte molto importante di questa città che molto spesso non sa nemmeno della loro esitenza o che, ancora piu spesso con indifferenza li guarda con un cattivo occhio e gli attribuisce la sua rovina..è stato bellissimo vedere il modo meraviglioso con cui ci hanno accolto e ci hanno reso partecipi della loro vita sin dal primo momento in cui siamo arrivati, raccontandoci le loro storie, i loro progetti, i loro sogni perché anche loro come qualsiasi persona al mondo della loro età, hanno dei sogni e, pur vivendo tra mille difficoltà e non avendo molto, non perdono mai la speranza e la volontà di realizzarli e di avere un futuro migliore per loro e per i loro figli..Sono entrato in questa realtà con scetticismo e con molti pregiudizi, come uno studente che doveva andare la, svolgere il proprio lavoro magari con la presunzione di insegnare a loro qualcosa ed andarsene con un voto, nella più totale indifferenza, come spesso la società attuale ci impone di fare, invece mi sono reso conto che sono entrato totalmente vuoto in questa realtà e ne sono uscito pieno di tantissimi valori che questa gente con la loro semplicità è riuscita e donarmi..sono andato la con la convinzione di dare qualcosa a loro e invece sono loro che mi hanno dato qualcosa a me..e mi piacerebbe davvero aver l’opportunità per continuare questa esperienza in modo tale da poter costruire tutti insieme qualcosa di concreto e duraturo,magari con altri che come me potranno scoprire quanto sia bello ricredersi su determinate cose e realizzare cosi un sogno…

1 commento:

  1. caro Giacomo,

    bravo, mi piace molto come traspaia il tuo coinvolgimento da ciò che scrivi... E' stato bello leggere come i tuoi timori iniziali si siano poi trasformati in qualcosa di diverso, in un atteggiamento (che condivido) che non è certo spaventato ma anzi è diventato propositivo.
    Stai solo attento a non farti accecare troppo dalla ‘bontà’ del momento: il workshop è andato molto bene, la partecipazione c’è stata e il senso di comunità è sicuramente ‘cresciuto’... cosa significa però esattamente la parola ‘comunità’? E’ una comunità omogenea? E’ una comunità aperta? Alcuni studiosi sostengono che il concetto di comunità sia parzialmente ‘reazionario’... in quello che hai visto in questi giorni hai notato alcuni aspetti che possano far pensare a questo? Oppure hai visto solo cose ‘buone’? Che ne pensi?

    Giorgio

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