sabato 20 novembre 2010

Le emozioni costruiscono (di Sara Di Rosa)



Dalla realtà universitaria e dalla quotidianità delle nostre vite ci siamo ritrovati a confronto con una realtà parallela , che vive nella nostra città e che prima potevamo solo immaginare.
Un luogo che nella sua storia ha visto succedersi molte esperienze … dalla fabbrica Fiorucci , all’abbandono , al recente insediamento di persone che non avevano un posto dove stare , METROPOLIZ.
Ci siamo infiltrati come estranei e la cosa più forte è stata sicuramente il contrasto tra la precarietà del posto e al tempo stesso la ricerca di identità che le parti abitate esprimevano.
Il primo giorno eravamo incerti su quello che potevamo fare , quanto saremmo riusciti ad avvicinarci a quel mondo così lontano.
In un fluire naturale e inaspettato di interazioni, percezioni , circostanze l’ingranaggio ha cominciato a muoversi , per diventare ogni giorno più ricco di emozioni e produttivo.
I processi innescati nei rapporti umani , di cui penso i bambini siano molto serviti da legante , hanno contribuito al raggiungimento di una concretezza materiale.
La partecipazione è stato l’elemento fondamentale per la riuscita degli intenti.
Lo scambio è stato intenso e reciproco , si è costruito insieme.
Si sono costruiti legami ,banchi ,speranze, aule ,giochi e sorrisi.
Non si stava solo consegnando un prodotto come di solito fa l’architetto con un committente. Il prodotto è stato il fine di qualcosa di più ampio , come me che in questo momento sto cercando le parole per esprimere in un discorso un qualcosa di molto più complesso , collaborando a metropoliz si sono cercati i mezzi per avere un risultato che significa molto di più.
L’appropriazione partecipata di spazi per un uso comune ,in un luogo dove sono forti le differenze culturali ,ha evidenziato il bisogno collettivo di riconoscersi.
Quello che prima era uno spazio vuoto , privo di vita , ora è uno spazio animato , forse non perfetto dato che si potrebbe fare molto di più , ma sicuramente abitato da un calore che prima non c’era.
Con le mani sporche di intonaco , vernice , pennarelli , grandi e piccoli hanno contribuito a dare forma ai loro sogni. Oggetti materiali che trapelano ricordi e speranze future.
Un percorso di vita che non può rimanere fine a se stessa e che mi ha insegnato come con poco si può fare tanto se c’è la volontà e la complicità e se si è motivati. Non posso infine non elogiare i bambini ribadendo che senza di loro, senza la loro positività e capacità di dare forza ed energia quest’esperienza non sarebbe stata per me la stessa.

1 commento:

  1. ciao sara,
    fai riflessioni molto interessanti, ho apprezzato molto.
    Metropoliz come realtà parallela, noi come 'estranei', precarietà vs. ricerca di una identità più definita, partecipazione come elemento fondamentale, il 'prodotto' come concetto più ampio.
    Tutto molto bene ma la mia critica è che sono troppi concetti per uno spazio così breve. Se ci fai caso verso la fine parli di 'bisogno collettivo di riconoscersi', che si riflette nell'appropriazione partecipata ecc. Questo è riconducibile a: precarietà vs. identità + partecipazione (li avevi introdotti prima). Solo per dire che a mio modo di vedere forse è la cosa che ti ha colpito di più e alla quale quindi potevi riservare un po' più di spazio (nel penultimo paragrafo parli di 'memorie future', anche loro riconducibili alla costruzione di un'identità).
    Molto molto bene comunque, si vede che hai ragionato molto e capito.

    Giorgio

    p.s. attenta con l'ultimo paragrafo... concordo sui bambini e il resto ma cambiare argomento all'improvviso nell'ultima frase è un po' controproducente

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