sabato 20 novembre 2010

Metropoliz: spazio ed evento (di Clara Dionisi)

La prima impressione che ho avuto di Metropoliz è stata l’inospitalità di questo luogo verso l’accoglienza di un programma abitativo sebbene l’emergenza di molte persone di trovare una loro dimora instauri una tensione tra lo spazio e gli abitanti, che si esprime nel significato di luogo, confronto tra spazio ed azioni. “Sequenze spaziali ed eventi possono entrare in relazione in 3 diverse modalità differenti: indifferenza, conflitto, reciprocità “. Lo spazio ha una propria logica gli eventi ne seguono un'altra, ma gli spazi vengono qualificati dalle azioni tanto quanto le azioni vengono qualificate dagli spazi, non sempre un evento prende avvio da uno spazio predisposto ad esso ma può invece farvi ci largo liberando movimenti creativi che reinterpretano una struttura in nuovi significati, cosicchè collaborare insieme per pensare, sviluppare realizzare un’idea di abitare all’interno di una fabbrica dismessa vuol dire innescare un processo che trasforma il rapporto fra le azioni e lo spazio dal conflittuale al reciproco portando con se un forte senso di appartenenza.
La città moderna è il luogo che mette a confronto spazi ed azioni, un conflitto tra sequenza ed eventi ove ognuna trasgredisce la logica interna dell’altra e nel fa ciò si manifestano significazioni multiple che consentono il susseguirsi nel tempo di luoghi e relazioni differenti in un unico spazio architettonico.
Esiste un momento in cui lo spazio prende forma in base alla previsione di un programma, ma questo stesso spazio in futuro potrebbe accogliere forme diverse di appropriazione, eventi, funzioni, programmi non previsti al momento del concepimento. È stato per molto tempo considerato naturale che ogni specifica attività chiedesse domande specifiche agli spazi nel quale esse sono destinate ad aver luogo ma probabilmente una così stringente specificità non è più concepibile nella città moderna, una scansione metrica spaziale può accogliere differenti modalità di appropriazioni territoriali, poiché nelle misure e distanze che governano le relazioni tra le parti l’uomo può trovare libertà nell’ interpretazione di tali limiti.
La struttura porta memoria dell’evento precedente e come un paesaggio non più naturale ma antropomorfico dove i susseguenti cicli lasciano tracce che ne modificano l’identità stessa evitando che all’interno della città si verifichi una frattura con la formazione di spazi residuali.
Poiché oltre lo scopo per cui una forma è stata progettata essa ha un valore aggiunto e potenziale che è quella di accogliere nuovi significati e relazioni tra gli abitanti che hanno bisogno di uno spazio che le accolga per manifestarsi. E quando ci siamo stati noi abbiamo assistito come frutto di un lavoro condiviso di trasformazione il manifestarsi di nuove possibilità di abitare.

1 commento:

  1. ciao Clara,

    veramente ottimo. Mi colpisci al cuore (positivamente) quando scrivi "si manifestano significazioni multiple che consentono il susseguirsi nel tempo di luoghi e relazioni differenti in un unico spazio architettonico", davvero brava nel cogliere questo (io ci ho messo qualche anno in più).
    Dici che lo spazio ha una propria logica ma gli eventi ne seguono un'altra e questo è molto in linea con la tesi di tutto il saggio... evidenzi però come ambiente costruito ed eventi si influenzino l'un l'altro... di chi è la citazione che riporti? Indifferenza, conflitto, reciprocità. Altri studiosi (Heynen and Loeckx, 1998) dicono che l'ambiente costruito può agire da ricettacolo (riconducibile in parte a reciprocità), strumento o scena (quest'ultima si può ricollegare all'indifferenza). Quello che manca in quelle tre definizioni penso sia il concetto di 'strumento', che si traduce nella possibilità del fatto urbano (tanto è forte) di influenzare e 'dirigere' in un certo senso gli eventi che gli girano intorno, di catalizzarli.

    Fammi sapere chi è l'autore di quella definizione, se vuoi ti mando l'articolo di Heynen. Ci sarebbero anche molte cose scritte da Kim Dovey, che mette il tutto in relazione alla componente 'spettacolare' dello spazio, richiesta dai poteri economici che lo commissionano.
    Ottimo anche quando parli di 'tracce' che permangono nello spazio.

    Ti consiglio solo di snellire un po' la scrittura, che in certi punti (alla fine del primo paragrafo ho dovuto prendere un bel respiro) compromette un po' la leggibilità. Parli di concetti profondi e quindi hai in un certo senso 'il dovere' di scrivere periodi non troppo densi.
    Molto brava, davvero, uno dei saggi migliori tra quelli che ho letto finora.

    Giorgio

    RispondiElimina