venerdì 19 novembre 2010

Metropoliz: verso una nuova Babele (di Alessandra Schmid)

Un muro alto con una scritta rossa: “Reddito e casa per tutti”; al di sopra sagome di edifici in mattoni, memorie di ciminiere e rumori di un tempo che fu.
E' Metropoliz, la città occupata, “casa” per un centinaio di persone approdate qui da più o meno lontano, ma comunque dopo un lungo viaggio.
Il complesso di Metropoliz si articola entro le sue mura come una vera e propria città nella città.
Una città delle persone che rinasce in un'abbandonata e fatiscente città-fabbrica modificandone radicalmente il significato e la spazialità.
La diversificazione degli spazi, la gerarchia degli edifici, le strade interne ed esterne, la piazza d'ingresso, le relazioni sociali sono caratteri propri della condizione urbana.
Ma qui è il fattore tempo ad essere sconvolto. Rispetto al normale tempo delle trasformazioni nella città, a Metropoliz lo spazio cambia continuamente in un' “architettura istantanea” dove ad ogni gesto degli abitanti-colonizzatori corrisponde una trasformazione spaziale.
Come nella metafora della torre di Babele costruzione, distruzione, trasformazione si confondono all'interno di uno spazio tanto reale quanto simbolico nel quale uomini di culture diverse lavorano come un unico popolo, dando vita giorno dopo giorno ad una lingua comune.
Uno spazio in divenire che, nonostante la precarietà e l'incertezza, è reso forte dalla sua stessa potenzialità di città multiculturale.
L'esistenza di Babele non può però prescindere dal confronto con la metropoli. Come potrà l'una non restare esclusa o non essere sopraffatta dall'altra?
Barriere fisiche e non solo segnano il confine tra Metropoliz e l'esterno.
Al Cairo ho avuto modo di visitare la “città dei morti”, ex cimitero abbandonato che ospita oggi migliaia di persone insediate nelle antiche tombe. Mentre all'interno le condizioni di vita degli abitanti migliorano lentamente grazie all'attenzione internazionale, dall'esterno l'area viene avvertita come un ghetto ed i suoi abitanti ignorati dal resto della popolazione. Solo uno scambio sempre maggiore con la società civile cairota potrà far superare la ghettizzazione.
A Metropoliz la comunità è disposta ad aprire i cancelli e collaborare con chi voglia aiutare o partecipare. Collaborare con la società civile significa anzitutto migliorare le condizioni abitative di chi Metropoliz la vive quotidianamente ed inoltre offrire nuovi spazi di incontro e attività socioculturali alla città.
Eppure anche l'apertura all'esterno se eccessiva può essere rischiosa. Lo dimostra il caso del centro sociale Tacheles a Berlino. L' ex edificio occupato ospita oggi oltre ad alcuni artisti varie attività commerciali ed è una meta turistica descritta sulle lonely planet; il mercato sembra qui aver preso il sopravvento.
Metropoliz è una sfida che si continuerà a costruire passo dopo passo.
Ma se si guarda ai risultati ottenuti dagli abitanti in appena un anno, se pensiamo a quanto abbiamo realizzato ed imparato in appena una settimana, come non credere in questa utopia, come non sperare nella crescita della città meticcia, una nuova Babele, di tutti







« Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. »

( dalla Bibbia, Genesi 11, 1-9)



2 commenti:

  1. ciao Alessandra,
    il saggio è molto ben scritto e ben articolato, eccellente. I temi che introduci sono tutti davvero interessanti e centrali nel dibattito contemporaneo: istantaneità, differenza, multiculturalità (polifonia?), esclusione. In futuro potrebbe essere interessante sviluppare questo concetto di città nella città, capire effettivamente cosa significa, quali elementi sono ripetuti, come avviene la cortocircuitazione spazio-temporale e perché. Una tesi magari? Se ti interessa approfondire ho molte letture da inviarti, alcune delle quali potrebbero finire sul blog stesso.
    La parte “Babele vs. città” è migliorata molto dalla prima revisione che abbiamo avuto. Porta ancora con sé ancora tante domande sulle quali ti invito a riflettere:
    quali valori possono svilupparsi in una condizione di esclusione?
    perché è necessario includere?
    come mai a Metropoliz la comunità era disposta ad aprire i cancelli?
    oltre alla società civile cos’altro può favorire il processo di inclusione?
    è solo negativo il tuo giudizio verso l’esempio di Berlino? Facendo l’avvocato del diavolo, che male c’è a essere sulla Lonely Planet? Esagerando: che succede a Metropoliz se finisce sulla Lonely Planet, se le aule diventano camerate di un ostello gestito dagli abitanti e che fornisce reddito a tutti loro? Insomma: chi ha paura del Mercato?
    Che ne pensi?
    Bravissima comunque, un saggio che stimola tutti quesiti is definitely the way to go (provate però a rispondere nelle chiacchierate e nei saggi futuri...).

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  2. Grazie Giorgio, allora aspetto qualche suggerimento di letture, mi fa molto piacere!Tante domande sicuramente,, sono in ogni caso questioni che mi prendono molto e sulle quali vorrei continuare a riflettere, così come continuerò a frequentare metropoliz. In effetti fai bene a mettere un punto interrogativo sulla questione della lonely planet/mercato che è ben più complessa di quanto io non abbia posto, semplificando. Essere su una guida turistica è in effetti uno dei modi migliori per farsi conoscere..e non è affatto male l'idea di un ostello a metropoliz!ma magari in una delle ultime pagine della lonely planet..o forse qualcosa più sul turismo responsabile:).. Il giudizio su Berlino può non essere solo negativo, il Tacheles è un posto incredibile, lascia senza fiato soprattutto la prima volta che lo si visita. poi però salta all'occhio quanto si stia effettivamente commercializzando e quanto sia un po' vittima dell'immagine-stereotipo di Berlino che un turista vuole trovare ad ogni costo..mha!chissà!comunque avremo modo di riparlarne, ciao ciao grazie ancora per il bel commento!

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