Vengo da Lima, in Perù.
Prima di arrivare a Roma, sono stato in Turchia e in Grecia. Sono arrivato in Italia nel 2002 e inizialmente ho preso in affitto una stanza, adiacente a quella di mia sorella, per la quale pagavo € 600 al mese. In Italia inizialmente vivevo meglio perché c’è un potere d’acquisto maggiore per quanto riguarda il cibo, rispetto al Perù. Due anni fa, mia moglie Roxana è dovuta tornare a Lima per rinnovare il permesso di soggiorno; durante quel periodo sono dovuto rimanere a casa per poter guardare le mie due bambine,ancora troppo piccole per stare sole. Ho perso il lavoro, non sono stato più in grado di pagare l’affitto e così ho perso anche la casa.
Un giorno al bar, mentre mi gustavo una birra, ho incontrato una mia amica che mi ha parlato delle varie manifestazioni che si stavano facendo e dell’occupazione imminente dell’ex fabbrica della Fiorucci.
Da subito io e mia moglie ci siamo mobilitati e fin dal primo giorno siamo membri attivi dell’occupazione.
All’interno di Metropoliz sono diventato quello che si può definire un capomastro e mi arrangio a fare ogni tipo di lavoro necessario. Mi sono dedicato allo smantellamento del ferro all’interno della fabbrica insieme agli occupanti rumeni. Con questa attività, e con quella di muratore nella costruzione delle case di alcuni abitanti della neo città, sono riuscito a mettere da parte tutti i soldi che mi servivano per comprare i materiali necessari a costruire la mia casa. Infatti per ora, vivo con la mia famiglia in una stanza di uno stabile condiviso con una famiglia italiana e alcuni ragazzi eritrei, in una situazione di convivenza che mi è nuova. Infatti noi abbiamo abitato sempre da soli prima di trovarci immersi in questa realtà. Ci è stata assegnata da poco una nuova sistemazione.
Adesso i lavori a casa mia sono fermi perché mi sono infortunato durante il lavoro di smantellamento del ferro e devo aspettare di guarire per poterli ricominciare.
Mia figlia Gina mi chiede spesso quando potrà avere una stanza tutta sua.
Gina, che ha 7 anni, frequenta una scuola elementare vicino Cornelia, che ora le rimane molto distante da Metropoliz. Io e Roxana non abbiamo voluto trasferirla per non separarla dai vecchi amici, anche se per arrivare in orario a scuola Gina si deve alzare alle sei e trenta del mattino.
Mi aspetto che a Metropoliz venga creato uno spazio dove poter far giocare i bambini senza che corrano dei rischi e di crearmi un luogo dove poter godere di un po’ di privacy con la mia famiglia.
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